8° Campionato del Mondo di Wushu
Solidarietà, Onestà, Nobiltà: con queste parole d'ordine ha preso il via l'8° Campionato del Mondo di Wushu che si è svolto ad Hanoi dall'8 al 14 dicembre 2005, cui ha partecipato una rappresentativa italiana di ben 19 atleti, la più numerosa di sempre (ricordiamo le precedenti edizioni: a Pechino nel 1991, a Kuala Lunpur nel 1993, a Baltimora nel 1995, a Roma nel 1997, a Hong Kong nel 1999, a Jerevan nel 2001 e a Macao nel 2003).
Ho avuto l'onore di partecipare a questo Campionato, in qualità di allenatore della nazionale di Sanda, ed è stata un'esperienza meravigliosa che porterò sempre nel cuore, non solo per gli eccezionali risultati sportivi conseguiti dai nostri atleti, ma per tutte le indimenticabili emozioni che un evento di questo tenore suscita in ogni persona che, a qualsiasi titolo, ha la fortuna di prendervi parte.
Ogni atleta che pratica wushu dovrebbe poter aspirare a partecipare ad una competizione di questa portata, conoscere persone provenienti da tutte le parti del mondo, che appartengono a culture, religioni e costumi diversi e parlano lingue sconosciute, eppure hanno tutte fatto un percorso analogo, mettendo identica fatica e passione in questa meravigliosa attività sportiva, che diventa elemento di unione e di interscambio, non solo sportivo ma soprattutto umano. Non è forse questo modo di praticare e sentire lo sport cui si richiamano i cerchi olimpici, e gli ideali cui si riferiscono?
La IWUF (Internetional Wushu Federation) è l'unica Federazione Internazionale di arti marziali cinesi riconosciuta dal Comitato Internazionale Olimpico (CIO), e in Vietnam ha presentato un Campionato mondiale effettivamente rappresentativo del mondo intero: sessantasette le nazionali presenti, i cui rispettivi atleti sono l'espressione del livello agonistico più alto dei paesi cui appartengono. Nella specialità delle forme erano presenti 290 atleti (200 maschi e 90 femmine), mentre nella specialità del combattimento 260 atleti (198 maschi e 62 femmine). Vorrei infatti ricordare che solo la squadra della Federazione nazionale riconosciuta dal proprio organismo governativo (nel caso dell'Italia la FIWuK - Federazione Italiana Wushu Kungfu, riconosciuta dal CONI) ha il diritto di partecipare ai Campionati mondiali (ed Europei) accreditati dal CIO ; tutte le altre federazioni che, pur operando in seno allo stato non ne vengano da questo ufficialmente riconosciute, ne sono escluse.
Nessuna altra organizzazione che desidera diffondere le arti marziali cinesi può quindi accedere alle competizioni a carattere internazionale organizzate dalla IWUF, quindi, nonostante la volontà di diverse sigle nel mantenersi distaccate, esse non possono essere in grado di confrontarsi contemporaneamente con gli atleti migliori degli altri paesi: perciò i titoli continentali e mondiali spavaldamente evidenziati da altre organizzazioni non trovano un riscontro nella realtà.
Sembra che all'appuntamento olimpico di Pechino il wushu non sarà ancora presente, ma secondo fonti accreditate verrà organizzata una competizione "parallela" (ovviamente a carattere mondiale) che verrà disputata nel contesto dei Giochi olimpici; divenire disciplina olimpica rimane comunque un obiettivo cui la International Wushu Federation non ha intenzione di rinunciare e per il quale ha lavorato e continua duramente a lavorare. Ad Hanoi il Comitato Esecutivo ed il Direttivo Internazionale si sono riuniti diverse volte per affrontare, tra i vari temi, anche quello olimpico. Gli organismi dirigenti sono attualmente composti da persone determinate, che si conoscono da anni e hanno messo alla prova la propria abilità nell'organizzare eventi sportivi a carattere internazionale, e sono costantemente in stretto contatto con i dirigenti del Comitato Olimpico Internazionale. Negli organismi dirigenti della IWuF l'Italia è degnamente rappresentata dal Generale Giuseppe Falconi, Presidente Fiwuk, coaudiuvato dai dirigenti federali Maestro: Riccardo Sangrigoli, Gianfranco Baraldi, Vittorio Giorgi, Xu Guang Guang , Tonino Grillo e dal segretario generale Livio Guidolin.
A questi Campionati mondiali la Cina è giunta, come ci si aspettava, in testa al medagliere e ha ottenuto 18 medaglie d'Oro 1 d'Argento e 0 di Bronzo, seguita dal Vietnam (5 Oro, 8 Argento e 3 Bronzo), e dalla Malaysia (4 Oro, 1 Argento, 6 Bronzo); prima nazione in Europa e settima nel medagliere internazionale si è piazzata la Russia (2 Oro, 1 Argento e 5 Bronzo), mentre seconda in Europa e undicesima nel medagliere l'Italia (1 Oro, 1 Argento e 4 Bronzi). Il corpo arbitrale internazionale, composto da più di un centinaio tra ufficiali di gara e tecnici di controllo, ha svolto nella quasi totalità dei casi il proprio dovere, salvandosi da errori e difficoltà. L'Italia era rappresentata dai tre arbitri internazionali Xu Hao convocato direttamente dalla IWUF quale indipendent judge, Pietro Stilli arbitro ufficiale della nazionale italiana e Vittorio Giorgi quale riserva tutti appartenenti al settore Taolu (forme).
La mia voce si aggiunge a quella di tutto lo staff della Fiwuk (Federazione Italiana Wushu Kungfu) nel rendere omaggio al grande successo azzurro.
La grandissima Xu Hui Hui, figlia del Consigliere Federale Maestra Xu Guang Guang ha conquistato ben tre medaglie: l'Oro nella sciabola, l'Argento nel changquan e il Bronzo nel bastone. Nella sciabola Hui Hui ha battuto la vietnamita Dam Thanhwuan e la russa Julia Chernitsova (seconda e terza) conquistando il Titolo di Campionessa del Mondo. Nel changquan la nostra atleta è stata seconda solo alla cinese Cao Jing, mentre nel bastone Hui Hui, per una perdita di equilibrio (peccato perché avrebbe potuto ottenere un altro Oro) si è piazzata subito dietro alla padrona di casa Dam e alla russa Chernitsova, rispettivamente prima e seconda.Un risultato ugualmente ben al di là delle più rosee previsioni!
La nostra nazionale ha dimostrato di essere competitiva a livello internazionale; tutti gli atleti del taolu (Angelica Cukon, Lori Sai, Alessandra Falanga, Lorenzo Paglia, Luciano Cassarino, Mario Clarizia, Michele Giordano, Emilio Sciaky e Cristian Tedeschi) hanno saputo dare il massimo, evidenziando come anni di impegno e sacrificio sportivo possano ripagare con ottimi piazzamenti addirittura a livello mondiale.
Oltre alle medaglie conquistate, per sette volte gli atleti azzurri hanno oltrepassato il "muro" dei 9/10 nel punteggio finale, aggiudicandosi una classifica invidiabile (nel Chanquan maschile: 19°, 25°, 26°, 56° su ben 84 atleti; 12° nel Nanquan maschile e 10° in quello femminile; 15° nel Taijiquan maschile e 16° e 18° in quello femminile; nella sciabola del sud 7° maschile e 9° femminile; nella sciabola maschile 14°, 22°, 27°, 35°; grandi risultati anche nella Spada del Taiji 12° femminile e 15° maschile; nel bastone maschile 24°, 29° e 31° posto, e sempre maschile 24° posto nella lancia; con il bastone del sud 8° posto femminile, e di pochissimo fuori dal podio nel combattimento prestabilito maschile un grandissimo 5° posto).
Grandissime soddisfazioni dal Sanda (o Sanshou) con tre "pesantissime" medaglie di Bronzo, determinante la preparazione del gruppo svolta in Italia principalmente dal Maestro Osvaldo Taresco.
Alle 8,30 in punto del 10 dicembre il primo combattimento del Mondiale è stato quello di Ambra Vielmi, che nella categoria 52 Kg. femminile (9 in gara) ha sconfitto per 2 a 0 la caparbia iraniana Sayedeh Maryam Hoseini, che sotto le protezioni indossava le coperture islamiche. Il mondiale di Ambra è proseguito due giorni dopo, contro Ung Kaweng di Macao, sconfitta dalla nostra atleta per 2 a 0. Il giorno seguente in semifinale Ambra ha trovato la vietnamita Nguyen Thuy Ngan, che ha vinto la prima ripresa, ma perso la seconda. Allo spareggio Ambra sembra prevalere ai punti, ma il verdetto degli arbitri è unanimemente a favore della padrona di casa Nguyen Thuy Ngan; a quel punto tutto il palazzotto fischia ed il gruppo di tifosi vietnamiti, muniti anche di un tamburo, grida a gran voce Italy Italy..... pazienza, anche i migliori arbitri sbagliano! Oltre a coraggio e determinazione Ambra ha dimostrato un grande senso sportivo e subito dopo l'incontro ha cercato la sua avversaria per una foto ricordo, mentre il sottoscritto ha recuperato il morale quando, passando sotto il gruppo di sostenitori vietnamiti, il grido "Italy Italy" è nuovamente riecheggiato nel palazzetto.
Il podio mondiale di Francesco De Tulio qualcuno se lo aspettava, anche se non osava confessarlo. Francesco, nella categoria 75 Kg.(18 atleti in gara), reduce dal campionato europeo di Mosca (dove ha conquistato una medaglia d'argento sconfiggendo anche l'inglese William James Mackey giunto secondo ad Hanoi), ha iniziato subito la gara affrontando il temibilissimo francese San Songmoua. Francesco mi ha confidato di non aver mai incontrato prima un atleta dagli occhi a mandorla, ma poco importa, generosità e coraggio non gli mancano di certo e infatti il nostro atleta sconfigge il cinese naturalizzato francese per 2 a 0. All'incontro successivo De Tullio ha trovato il giapponese, che sulle spalle ha un incontro in più (ha sconfitto l'atleta dell'Uzbekistan e il campione dell'Iran, due atleti candidati al gradino più alto del podio mondiale) ma è Francesco che si aggiudica l'ingresso in semifinale con un secco 2 a 0. In semifinale Francesco è di fronte al cinese Bian Maofu, atleta tanto forte quanto imprevedibile, che dopo aver sconfitto il canadese Sawisz Bartosz e l'armeno Hayrapetyan Sasun soprattutto con di calci laterali e proiezioni, si presenta in semifinale lavorando invece prevalentemente con pugni e calci circolari. De Tullio ha offerto il massimo, ma è il cinese che vince (e si aggiudicherà poi anche la finale).
Uno splendida medaglia di bronzo anche per Daniele Chifalo della categoria 80 Kg. (14 atleti in gara). Daniele è un atleta potente e nobile, che ha saputo costruire il proprio successo con umiltà e tenacia. Il primo incontro Daniele lo ha disputato contro l'atleta di Sri Lanka K.P. Perera: i continui cambi di ritmo di Daniele e l'ottima scelta di tempo nelle proiezioni hanno neutralizzato l'asiatico che ha subito un nettissimo 2 a 0. Al secondo incontro Chiofalo ha trovato l'ottimo Martjin Luijeton, atleta olandese di provata esperienza (reduce da successo con il libanese Karan Bahzad) ma il risultato finale è stato 2 a 0 per l'italiano. In semifinale Daniele ha avuto in sorte il russo Muslim Salihov un grande campione, che con il nostro atleta ha scambiato colpi con semplicità ed efficacia, cercando anche di risparmiare qualcosa per la finale vinta in seguito sull'atleta iraniano.
Ottimo, comunque, il comportamento di tutti gli altri italiani presenti nel sanshou: Fontani Daniele nella categoria 70 Kg.(27 atleti in gara), ha sconfitto Weerasinghe dello Sri Lanka e successivamente è stato eliminato dal romeno Traian Rus; nei 60 Kg. (21 atleti in gara) Daniele Moretti non è stato certo accompagnato dalla fortuna, è stato sconfitto alla prima ripresa del primo incontro (per una lieve ferita al naso) dal coreano Yoo Jung Sun (medaglia d'argento); nei 65 Kg. (in gara erano 28) Andreini Mirco ha perso, al primo incontro; dall'atleta di casa Nguyen Duc Trung. Le competizioni femminili, meno numerose di quelle maschili ma altrettanto impegnative, ci hanno permesso di ammirare l'ottimo impegno delle altre atlete. Nella categoria 56 Kg. (11 atlete in gara) Linda Minnucci ha subito la sconfitta dalla turca Altun Hanife; nella categoria 60 Kg. (13 atlete) Carla Paterni ha avuto la sfortuna di incontrare al primo incontro la favoritissima cinese Li Junli risultata poi campionessa mondiale; nella categoria 65 Kg. (7 atlete in gara) Simona Molta è stata sconfitta dalla svedese Lexmary Ebba.
Nessun infortunio per gli italiani, ma la presenza del medico federale Fabio Fabi è stata per tutti noi una grande fonte di ottimismo e saggezza che non dimenticheremo.
Mi preme evidenziare che nonostante la scelta arbitrale di proibire l'uso del paratibia nessun atleta si è infortunato, ad eccezione della distorsione al ginocchio avvenuta all'ottimo atleta turco Cakir Merlot che avrebbe senz'altro potuto cambiare le sorti della categoria 60 Kg., atleta cui desidero inviare auguri di pronta guarigione nella speranza di rivederlo in piena forma (come lo è stato al vittorioso incontro di preparazione al mondiale con Romain Bissol "Francia - Turchia" disputato a Parigi il 22 ottobre 2005). Un'altra modifica importante al regolamento è stata la liberalizzazione dell'uso consecutivo delle tecniche di pugno, modifica cui molti atleti, con ampia esperienza nell'uso delle braccia (tra i quali filippini, russi, iraniani, rumeni ed anche i cinesi) hanno dimostrato di sapersi ben adattare.
Spero che tutti i nostri atleti conservino un ricordo di questa esperienza vivo e positivo come quello che conserverò io. Vorrei riuscire a trasmettere a tutti coloro che amano e praticano il wushu la testimonianza di questo evento bellissimo, fulgido esempio di un movimento in crescita proiettato verso un futuro di grandi traguardi..
La nostra squadra, guidata dal Vice Presidente Gianfranco Baraldi, è l'espressione di una realtà forte ed in crescita, il numero di regioni italiane rappresentate da essa evidenzia uno sviluppo tecnico ramificato su tutto il territorio nazionale. La coraggiosa scelta del "team manager" Baraldi, supportato da tutto lo staff dirigenziale Fiwuk, di convocare 19 atleti, è un chiaro segnale di come la Federazione desideri essere espressione collettiva a vantaggio di ogni Società che offra atleti, ma anche tecnici o arbitri di alto livello. Con questa rappresentativa nazionale la Fiwuk si rende visibile al mondo come una organizzazione forte (la delegazione di atleti più numerosa d'Europa e tra le più numerose al mondo) e capace di guidare i processi di sviluppo sportivo sia nel continente sia a livello internazionale. Lo sforzo della Fiwuk, nella costruzione di un gruppo di successo per Hanoi 2005, si presenta anche come il desiderio di concludere velocemente il tempo dei dissapori interni, delle critiche e delle divisioni in seno al movimento italiano delle arti marziali cinesi, per richiamare l'attenzione e l'entusiasmo verso l'attività praticata e la partecipazione di tutti agli eventi sportivi. Condurre una nazionale così numerosa al mondiale è stata una testimonianza di grande lungimiranza da parte della Fiwuk: ognuno potrà contribuire, con la propria esperienza, allo sviluppo della realtà sportiva nella quale vive.
Mi auguro che il prossimo appuntamento dei Campionati Europei di Wushu che si svolgeranno a Lignano Sabbiadoro nel novembre 2006, sia un successo di pubblico ed atleti: il lavoro, la passione e il sacrificio di chi pratica le arti marziali cinesi, oltre al rispetto dell'etica tradizionale, meritano unità e spirito sportivo.
Di Claudio Albieri