RISCONTRO SUI BENEFICI DEL TAIJI E DEL QI GONG
I grandi frutti di una piccola pratica
Un’esperienza concreta sui benefici del Taijiquan e del Qi gong
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Da circa due anni pratico con assiduità ogni mattina per circa una mezz’ora alcuni esercizi di Taijiquan e di Qi gong, questo di regola nei giorni feriali come in quelli festivi e di vacanza. Anzi considerando gli impegni familiari, dati ad esempio dalla gestione di quattro figli (che vanno dai 5 mesi ai 12 anni), i giorni lavorativi sono per me quelli in cui la pratica è più sicura, basta puntare la sveglia mezz’ora prima dell’alzata del figlio più mattiniero. E’ vero che un impegno portato avanti con assiduità richiede una certa dose di disponibilità al sacrifico e non è sempre immediatamente gratificante, la stanchezza a volte si fa sentire, ma è altrettanto vero che questo piccolo esercizio di disciplina (coerente con lo spirito marziale del Taiji) dà inequivocabilmente frutti abbondanti e buoni per la nostra salute psicofisica.
Proprio in merito a questo vorrei raccontare una semplice esperienza; per quanto riguarda l’effetto pacificante e rilassante del Taiji e del Qi gong è cosa immediata e facilmente riscontrabile in seguito ad una pratica corretta, perciò su questo punto non spendo parole. Ciò che risulta invece quasi sconcertante è l’effetto che queste pratiche possono avere anche sul nostro fisico. Molti studi medici hanno assodato senza ombra di dubbio gli svariati effetti positivi del Taiji e del Qi gong per preservare, incrementare e ripristinare un positivo stato di salute; insieme a tutto ciò è possibile ottenere risultati interessanti anche sul piano della tonicità muscolare e insomma del rendimento fisico: è in particolare su questo punto che vorrei condividere la mia piccola esperienza.
Tuttavia prima di parlare degli effetti è forse bene dire qualcosa in merito al tipo di pratica, ecco quindi il "modulo" che mi accompagna quotidianamente: comincio con l’esecuzione dei Ba duan jiin, gli "otto movimenti di seta", a cui faccio seguire un numero minimo di esercizi di riscaldamento riferiti ai principali distretti muscolari, poi comincio con gli esercizi di Qi gong, prima l’esercizio base o dell’albero (per circa tre minuti), poi il Qi gong della gru con otto ripetizioni seguito da 10 ripetizioni dell’esercizio delle corna del drago. Infine eseguo la forma 24 di Taiji una o due volte. Se mi rimane tempo mi dedico un po’ anche all’allenamento della spada oltre che ad un ripasso più accurato della forma 24. Se la giornata comincia subito in modo concitato cerco comunque il modo di portare avanti la mia pratica, magari suddividendola in piccole sezioni "spalmate" in due o tre diversi momenti.
Ecco presentato il mio "modulo" standard, che può subire alcune variazioni a seconda delle contingenze familiari: arrivando per esempio fino ad un’ora (cosa rara) incrementando la pratica del Taiji, o eseguendo il Qi gong in posizione statica, per esempio con gli esercizi delle mani giunte e della ruota, oppure ancora in caso di ristrettezze di spazio allenando a lungo un fondamentale di Taiji come "afferrare la coda del passero" … Soprattutto in questo ultimo anno sono riuscito ad essere fedele a questo piccolo impegno quotidiano; è chiaro che tutto quello che pratico è "in piccole dosi" un frutto di quanto (ed è veramente tanto) ho ricevuto e continuo a ricevere dal mio maestro, Claudio Albieri, un nome che non ha bisogno di presentazioni fra i cultori delle arti marziali cinesi. Con l’allenamento in palestra sotto la direzione del maestro Albieri e, a partire dallo scorso anno scolastico, anche con qualche mio impegno di insegnamento si completa la mia pratica del Taiji e del Qi gong, che trova comunque un suo punto chiave nell’allenamento personale quotidiano; ciò è detto senza nulla togliere alla preliminare e inderogabile necessità di formarsi a lungo sotto la direzione di un buon maestro.
Dopo tutte queste premesse, che ritengo comunque necessarie, possiamo finalmente passare al riscontro concreto sui benefici di questa pratica quotidiana costruita sull’antica sapienza cinese. Il riscontro positivo l’ho sperimentato sulla mia pelle questa estate attraverso due momenti significativi di esercizio fisico, infatti come altri e ben più blasonati personaggi oltre alle arti marziali cinesi pratico anche un po’ di arrampicata e di alpinismo, anche se in questi campi non riesco ormai da tempo a mantenermi sufficientemente in allenamento: roccia e monti purtroppo non li posso trovare dietro casa (Bologna quasi centro). Questo mio deficit nell’allenamento è poi appesantito dal fatto che i miei compagni di cordata sono invece sempre allenatissimi.
Finalmente a luglio ho trovato un giorno buono da passare arrampicando nella bella falesia di Monsummano, con la salita di diverse vie di varie difficoltà, e con stupore mio e del mio compagno di arrampicata mi sono espresso positivamente non solo sul piano tecnico (cosa che potrebbe essere un retaggio del passato) ma anche sul piano del rendimento fisico.
Ma la "prova del nove" l’ho avuta, con mia grande sorpresa, in agosto durante una impegnativa escursione con mio figlio Elia (12 anni), un appassionato atleta di arti marziali cinesi, in particolare nello stile del Changquan. Mio figlio dedica diverse ore ogni settimana ad allenarsi, sempre sotto la direzione del Maestro Albieri, ed è in uno stato fisico decisamente buono, ringraziando anche in questo caso sia la costanza personale sia l’antica sapienza cinese. Quest’anno Elia voleva aggiungere al suo carnet di esperienze in montagna una salita particolarmente "tosta" e così l’ho accontentato: un itinerario fisicamente e psicologicamente impegnativo con la salita della lunga e stretta valle selvaggia del Valòrz, il movimento in alta quota e magari la salita di una o due cime utilizzando in parte un ardito percorso invernale per sci-alpinisti, ecco quello che ci voleva. Così partendo alle 6.30 dal paesino di S. Bernardo in Val di Rabbi (TN) ci siamo incamminati fino a salire per 1800 m, arrivando a superare i 2800 metri di quota, con salita alla più alta cima disponibile sopra il passo Valletta grazie ad una variante aperta dallo stesso Elia su ripido ed insidioso pendio di sfasciumi. Poi giù per gli stessi 1800 metri saliti fino al doveroso spuntino al Bar centrale del paese e fino al maso che ci ospitava, alle ore 18. Abbiamo camminato per quasi 12 ore, con movimento anche in alta quota e quindi con una certa rarefazione dell’ossigeno, salendo e poi scendendo per un dislivello di quasi 2000 m e tutto questo senza nessun previo allenamento da parte mia. Le scorse estati (o anche inverni), dopo simili esperienze vissute con i miei consueti compagni di cordata, per due o più giorni avevo intensi dolori alla muscolatura inferiore, con evidente difficoltà nella deambulazione, mentre questa volta non ho accusato il minimo problema! E’ certamente vero che c’è chi in montagna può fare molto di più senza alcun problema, ma questo avviene perché lo stesso individuo fa qualcosa del genere tutti i giorni o quasi. Pensando alla mia condizione di povero quarantacinquenne non più allenato al movimento in montagna e alieno da qualsiasi altra forma di esercizio fisico, a parte quanto di cui si è parlato sopra (e l’uso della bicicletta per un modesto tragitto quando mi reco al lavoro) non ho potuto far altro che mettere in relazione la buona performance di questa estate in montagna con la mia pratica quotidiana del Taiji e del Qi gong. Alla faccia di quei movimenti lenti e quasi evanescenti che sembra non possano concedere nulla di significativo al nostro fisico!
P.S. Ho scritto questa relazione nel settembre del 2009, negli anni successivi non sempre sono riuscito a mantenere questa modalità di allenamento in modo così netto, tuttavia la pratica in genere quotidiana del Taiji e del Qi gong continua a darmi risultati decisamente soddisfacenti; del resto (oltre alle arti marziali) qualcosa che possiamo imparare dai cinesi è proprio anche la duttilità, la capacità cioè, nell’allenamento e nella vita, di adattarci nel modo più adeguato alle concrete esigenze nelle quali volta per volta ci troviamo. Negli anni successivi ho quindi adottato un "modulo" di allenamento più flessibile, caratterizzato anche dall'aggiunta di adeguati esercizi di stiramento e dedicando un maggior tempo alla spada (fondamentali e forma 32); inoltre se il tempo a disposizione è poco, al mattino presto preferisco anteporre la pratica del Qi gong a quella del Taijiquan.
Nella foto: fonte lungo il sentiero di salita del Valòrz; l’immagine dell’acqua, nella didattica del Wushu e nella letteratura taoista, è un fondamentale simbolo di duttilità e quindi di efficacia.