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Il Taijiquan può ben indicare lo spirito orientale: ciò che vi si vede rimanda ad altro e in un modo particolarmente ineffabile! Un occidentale potrebbe interpretare questa specialità del Wushu come una sorta di meditazione in movimento, carica di valenze spirituali, mistiche oppure anche esoteriche: a questo proposito si può notare come il Taiji abbia di certo legami non trascurabili con il Taoismo, con la medicina tradizionale cinese e come innegabilmente giovi al benessere psicofisico e sia decisamente efficace nel rasserenare; peraltro la presenza di questi elementi non autorizza automaticamente a spingersi sui piani della spiritualità, si potrebbe correre il rischio di fare torto sia al Taiji sia alla spiritualità!
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FEDELTA' E FANTASIA DI SINERGIE
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Come si sa, secondo quella caratteristica ineffabilità e fluidità che caratterizza lo spirito cinese, il classico esercizio marziale di riscaldamento del Ba duan jin (gli otto pezzi, cioè movimenti, di seta) può essere anche usato come esercizio di defaticamento alla fine di un allenamento, come pure è noto che in Cina non pochi praticanti di Sanda (la specialità di combattimento libero) siano anche praticanti di stili interni, o che praticanti di stili esterni di Wushu siano allo stesso tempo cultori del Taijiquan o di altri stili interni, così come solitamente i praticanti di Taiji siano anche praticanti di Qi gong, sebbene questa disciplina, propria della medicina tradizionale cinese, non rientri nelle specialità delle arti marziali cinesi (appunto “Wushu”).
Dai tempi antichi dei monaci di Shaolin le scansioni dell’allenamento hanno un preciso, consolidato ordine:
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Cinture o bretelle? Tai chi o Taiji? Kungfu o Wushu? KO per minoremmi o Sanda?
Può sembrare del tutto ovvio che le arti marziali cinesi abbiano un rapporto piuttosto
stretto con le arti marziali cinesi, cioè con quanto si pratica e si è sempre
praticato in Cina nell'ambito del Wushu, tuttavia la realtà smentisce
apertamente questa semplice e ovvia constatazione. Come e perché si verifica
questa situazione a dir poco curiosa? Sicuramente le risposte possono essere
varie e complesse, senza nessuna pretesa di completezza avanziamo prima qualche
semplice ipotesi in merito al "perché".
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Lo stile di Taijiquan che conta più praticanti è il Taiji Yang, ideato dal maestro Yang Luchan (1799 – 1872), allievo di Chen Cangxin (della 14° generazione della famiglia Chen). Li Bokui e Yang Luchan furono i primi due allievi, esterni alla famiglia Chen, ai quali fu concesso di apprendere il Taiji Chen. In base alla propria esperienza il maestro Yang modificò le tecniche apprese dando vita ad uno nuovo stile, che avrebbe poi preso il suo nome, caratterizzato da movimenti costantemente lenti e morbidi, eliminando i movimenti bruschi ed esplosivi presenti nella scuola Chen. Quello di Yang Luchan è uno dei nomi più famosi della storia del Wushu, egli fu assunto dal principe Duan, appartenente ad una delle famiglie reali della capitale, come istruttore di Arti Marziali del suo casato; in seguito fu nominato ufficiale alla corte Qing e Maestro d'armi nell'esercito.Nel 1925 lo stile Yang fu introdotto nelle scuole cinesi ed insegnato ai professori di educazione fisica. Dopo la fondazione della Repubblica Popolare Cinese, il I ottobre 1949, il Partito Comunista Cinese ed il Governo hanno dato grande importanza allo studio, alla sistematizzazione e alla diffusione delle Arti Marziali ed in particolare del Taijiquan, ritenendo queste pratiche indispensabili per la salute del popolo; fu così che vennero costituiti i primi sei Istituti di Educazione Fisica comprendenti il Dipartimento di Wushu. Si ritenne quindi importante attivare un processo di revisione e codificazione del patrimonio del Wushu, per definire esattamente i programmi formativi per gli Istruttori di Wushu.
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“Nel mondo niente è più molle e più debole dell’acqua,
eppure nell’abradere ciò che è duro e forte
niente riesce a superarla.” Laozi, 78
La Cina offre tradizioni antichissime ma sempre feconde che hanno dato vita, nel passato come nel presente, a una variegata gamma di espressioni, dove spesso si può assistere alla sorprendente conciliazione di non pochi opposti, reali o apparenti: cielo e terra, individuo e collettività, uomo e natura, corpo e spirito, passività e attività, Yin e Yang.
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La gru "... batte tre volte le ali":
sto eseguendo la forma del Qi Gong della gru su un
esiguo terrazzino di arenaria sospeso su una selvaggia parete, sopra di me un
falco sta volteggiando in quello che è il suo ambiente ... ma anche il mio. Sono
salito quassù superando il bosco per tracce ripide e scoscese e arrampicando
senza corda su passaggi un po' pericolosi esposti e friabili, ma che conosco
bene da tempo e che so di poter padroneggiare. Il sole filtra fra i rami di un
leccio abbarbicato alla parete, non vi sono altri rumori se non quelli della
natura: è un contesto ideale per la pratica del Qi Gong; solitudine, silenzio e
un bel ambiente naturale non sono indispensabili, né muovono automaticamente le
nostre migliori risorse ma rimangono un buon aiuto, che sta a noi saper
"attivare".
Claudio, secondo la tradizione cinese, ci ha
insegnato a coltivare "pensieri positivi" per una corretta pratica del Qi Gong
o degli stili interni del Wushu (a partire da quello più noto e diffuso, il
Taiji).
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